Lucia Guglielminetti's books on Goodreads
Sette giorni per i lupi Sette giorni per i lupi (RVH, #2)
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Ascesa alle Tenebre Ascesa alle Tenebre (RVH, #1)
reviews: 2
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BAD OBSESSION

 

 

È curioso, caro lettore. Fino adesso, ho creduto che le cicatrici di frustate che porto sulla schiena fossero dovute alle torture che m’inflisse Greylord durante la mia prigionia. Invece mi sono reso conto che un buon numero di esse risalgono proprio a questo periodo oscuro della mia vita, e alla punizione che Vincent ritenne di affibbiarmi per il mio imperdonabile comportamento. Non lo biasimo. Al suo posto, avrei decretato la mia immediata condanna a morte.

Tuttavia, se il suo scopo era ottenere da me sottomissione, fallì miseramente. In quel momento, poi, in cui non ragionavo più come una persona normale, mi sarei davvero fatto uccidere, pur di non concedergli la minima soddisfazione. Per me la tortura più grande era il non poter raggiungere Akilah, il resto erano soltanto fastidiosi contrattempi.

Ricordo che percorremmo infiniti corridoi, scendemmo innumerevoli rampe di scale, per poi uscire all’aperto in un cortile illuminato da alcune torce, presso una semplice struttura costituita da due pali di legno verticali sormontati da un terzo, orizzontale, da cui pendevano catene terminanti in robusti bracciali metallici. Mi liberarono le braccia dai ceppi, mi strapparono via i vestiti dalla parte superiore del corpo e mi bloccarono i polsi con i bracciali. Un terzo vampiro, materializzatosi dal nulla, afferrò un capo della catena e tirò, costringendomi a restare quasi in punta di piedi con le braccia al massimo della trazione.

Vidi sopraggiungere Vincent seguito da Stefan, poi scorsi un enorme vampiro avvicinarsi alle mie spalle portando quello che lì per lì scambiai per un rotolo di filo metallico. Quando lo svolse, lo riconobbi per quello che era: la frusta terminante in uncini d’argento che di lì a poco avrebbe devastato la mia schiena.

«Ti do la possibilità di chiedere perdono, Olandese, dopodiché ordinerò al mio uomo di incominciare. Vuoi dire qualcosa?» mi chiese Vincent, entrando nel mio campo visivo. Scossi la testa con energia, e lo fissai con aria di sfida.

«Stefan!» chiamai. Avevo appena iniziato a tremare, facendo tintinnare le catene sopra la mia testa. Il mio amico mi raggiunse e si mise di fronte a me. Era in lacrime e non faceva nulla per trattenerle. «Ti prego, Raistan… chiedi perdono… fallo per me…»

«Non posso. Non voglio. Tu resta lì. Aiutami, d’accordo? Non…»

Vincent aveva autorizzato l’inizio delle danze con un cenno della testa. M’irrigidii traendo un lungo respiro e mi aggrappai con tutte le forze alle catene. Aspettai di udire il sibilo della frusta che sferzava l’aria, invece la voce di Vincent, proveniente dalle mie spalle, ritardò quel momento ancora di qualche istante.

«Che cos’è questo?»

Questo cosa?

«Rispondimi, Olandese. Che cos’è questo disegno che hai sulla schiena? Chi è stato a fartelo?»

Disegno? Quale disegno? Ebbi un violento flash. Il primo. Mi vidi legato a un letto, che identificai come quello di Akilah, disteso sullo stomaco, con un dolore terribile che si propagava dalla parte bassa della mia schiena. L’immagine durò solo qualche decimo di secondo, poi la voce di Vincent mi riportò bruscamente al presente, con un sussulto.

«Olandese, ti ho fatto una domanda!» urlò.

«Io non…»

«Che cosa significa? Non vuoi dirlo o non sai di cosa sto parlando?»

Flash. Stavo urlando, o meglio, ci provavo, perché un bavaglio me lo impediva. E qualcosa, qualcosa stava dilaniando la mia carne là dietro. Qualcosa d’argento. Nient’altro poteva essere così doloroso. Di tanto in tanto sprofondavo nel sonno, poi nuovo dolore me ne strappava via a forza.

Presente. Vincent si era portato di fronte a me e mi aveva abbrancato la testa con entrambe le mani.

«Ti ordino di guardarmi.»

(Non obbedire demone non farlo tu sei mio obbedisci solo a me. Sopporta il dolore sopporta ogni cosa o dovrò scacciarti)

«No! Non posso. Ti prego Vincent, non posso.»

«Hai un tatuaggio in fondo alla schiena, Olandese. Chi te l’ha fatto non ti ama, di questo puoi essere certo. Con esso ti tiene avvinto a sé, ti rende schiavo. Dimmi chi è stato. È africano, di questo sono sicuro, ne ho già visti in passato. Stefan, tu sai qualcosa?»

«Io…»

«Ti ucciderò, Stefan! Apri bocca e sei morto.»

«Credo…»

«Ti ammazzerò, te lo giuro. Pronuncia quel nome e…»

«Dimmi chi è, incursore, se tieni al tuo amico!»

«Non lo so! Non ne sono sicuro! Siamo andati in questa casa di tolleranza, un paio di mesi fa, c’era una donna, una nera… Lui ha detto di non averla notata, solo che da allora sparisce tutte le sere, a volte non torna a dormire e io non so cosa faccia, lui non mi parla, non parla più con nessuno, sembra stregato… Lo sento urlare, quando dorme, le nostre camere sono vicine, e tante volte mi sveglio perché lui urla come un pazzo, come se lo stessero torturando…»

«È così, infatti. Dov’è questo posto?» chiese Vincent.

Io avevo perso il controllo e stavo strattonando le catene con tutta la forza che avevo. La struttura di legno vibrava e si era già inclinata di qualche centimetro, permettendomi di appoggiare i piedi a terra con più stabilità. In quel momento, se avessi messo le mani su Stefan, gli avrei strappato la testa dal collo.

(Resisti non cedere te lo ordino uccidilo uccidili tutti solo noi solo tu ed io per sempre non cedere)

«È in Rue d’Avron, nel quartiere di Belleville» mormorò Stefan, con lo sguardo disperato puntato su di me.

Ricordo che un ruggito terribile mi sfuggì dalla gola, mentre moltiplicavo i miei sforzi per liberarmi. Afferrai con una mano la traversa a cui erano agganciate le catene che mi bloccavano i polsi e diedi un deciso strattone verso il basso, ma il legno non cedette. Non ancora.

Poi, sulla mia schiena si scatenò l’inferno. Sobbalzai come se mi avessero dato la scossa, quando il primo colpo mi raggiunse e dovetti serrare i denti con un gesto consapevole, perché il primo istinto era stato quello di urlare. Era come se gli artigli di una bestia innominabile si fossero piantati nella mia carne, per poi strapparne via dei pezzi nel sollevarsi. Gli uncini di cui si componeva la parte finale della frusta facevano sfracelli ogni volta che venivano tirati via. Stefan sobbalzò con me, ma non abbandonò mai il mio sguardo, nemmeno quando i miei occhi cominciarono ad annebbiarsi e a farsi vitrei, una ventina di frustate dopo. Mantenni il conteggio fino alla quindicesima, e anche il controllo del mio corpo; a quel punto, invece, le mie gambe cedettero e persi i sensi per qualche istante, con la sensazione di essere coricato da ore su una graticola rovente. Stefan era crollato in ginocchio davanti a me e si copriva metà viso con le mani. Avevo mantenuto il mio proposito: non un grido mi era uscito dalla bocca. A quel punto ero troppo sfinito per riuscirci.

«Basta così!» decretò Vincent. La catena che mi teneva le braccia tese, e, negli ultimi minuti, in posizione eretta, fu sganciata ed io mi afflosciai a terra, nella polvere, trasformata ormai in fango insanguinato. Al contatto col terreno la schiena mi spedì una staffilata di dolore tale da farmi riprendere i sensi e concedermi un urlo liberatorio; un attimo dopo stavo vomitando per la sofferenza e mi tenevo aggrappato a Stefan che piangeva disperato al posto mio. Lo invidiai. La posizione che mi ero scelto non mi dava il diritto di manifestare sensazioni e sentimenti, rendendo ogni cosa più difficile da sopportare.

«Portatelo nelle segrete» abbaiò Vincent. Io rivolsi uno sguardo di puro odio a Stefan, poi mi lasciai trascinare via e condurre nelle prigioni del Clan, dove mi attendeva una settimana dalle premesse spaventose.

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Commenti: 5
  • #1

    Sonia (sabato, 14 settembre 2013 22:32)

    Ma povero Raistan possibile che vogliono tutti fargli del male? Certo sarà pure immortale ma ha avuto una vita molto dura e se a questo ci aggiungiamo il suo caratterino....

  • #2

    Claudia (sabato, 14 settembre 2013 22:56)

    Adoro questo pezzo, e tutto ciò che lo precede e che lo segue. Senza spoilerare, dirò solo che questa è una delle (dis)avventure più strane e misteriose che siano capitate a Raistan. E a lui di cose strane ne sono accadute parecchie... Ma con una donna dal nome Akilah è meglio non avere nulla a che fare, fidatevi.

  • #3

    Lucia (sabato, 14 settembre 2013 22:58)

    Guarda, in questo libro non ci faremo mancare niente, da quel punto di vista. Però ci saranno anche momenti divertenti e romantici. Spero di soddisfare tutte le vostre aspettative! Grazie per il commento, ti aspetto per quello sul libro!

  • #4

    Lucia (sabato, 14 settembre 2013 23:09)

    Rileggendo questa parte mentre stavo revisionando il testo, ho provato la stessa rabbia di quando lo scrivevo contro questa donna terribile che lo riduce come un drogato all'ultimo stadio. Certo è che Raistan farebbe meglio a smetterla, di frequentare certi luoghi!

  • #5

    Barbara (martedì, 17 settembre 2013 01:29)

    Certo che poi in fatto di donne...Raistan se le va a cercare proprio col lanternino però...ehhhh! Cmq. contenta di vedere, che ci sarà più Stefan e che sarà approfondito il loro rapporto. Anche se sarò ancora più triste per la sua morte! SIGH!