Lucia Guglielminetti's books on Goodreads
Sette giorni per i lupi Sette giorni per i lupi (RVH, #2)
reviews: 1
ratings: 1 (avg rating 5.00)

Ascesa alle Tenebre Ascesa alle Tenebre (RVH, #1)
reviews: 2
ratings: 2 (avg rating 4.50)

 

 

 

       - 1 -


 

 

Eric chiuse il pc e si massaggiò le tempie con le punte delle dita, stanco di battibeccare con l’Olandese su internet. Addirittura un blog, adesso. Quella faccenda di scrivere le sue memorie gli stava decisamente dando alla testa, a Van Hoeck, e ora era diventato un grafomane. Sospettava che fossero le assidue lettrici femminili il motivo principale della sua mania autocelebrativa.

In fondo, però, l’idea di spedire Pam e Tara ad Amsterdam non era tanto malvagia, soprattutto considerando la situazione attuale. Il-vampiro-precedentemente-noto-come-Bill-Compton stava terrorizzando l’opinione pubblica americana con le sue fugaci e grandguignolesche apparizioni e quei disgraziati fanatici dei Sanguinisti avevano fatto più proseliti negli ultimi due mesi che in cinquecento anni di storia. L’Authority era praticamente crollata; le aggressioni ai vampiri da parte degli umani, e viceversa, si moltiplicavano a macchia d’olio. Il Fangtasia non aveva mai fatturato così poco in quindici anni di storia, nemmeno quando Russell Edgington aveva spezzato la spina dorsale di quel giornalista in diretta tv.

In pratica, un fottuto disastro.

Prese in mano il cellulare e digitò sul touch screen il tasto di chiamata rapida 1.

“Pam, vieni nel mio ufficio, devo proporti una cosa”.

Ancora pochi giorni e avrebbe dovuto volare a Dallas, nel nuovo quartier generale degli Anti-Sanguinisti, per consultarsi con Isabel. Fino a data da destinarsi, pensò amareggiato mentre lasciava vagare lo sguardo sui vari mobili coperti di cimeli e inezie di ogni genere che popolavano il suo ufficio. Ruotando la sedia si fermò a contemplare la grande spada vichinga appesa sulla parete dietro la scrivania. Sarebbe stato bello poter piantare baracca e burattini e traslocare di nuovo in Europa con Pam. Amsterdam era una bella meta, ma anche Londra, Dublino… Stoccolma…. Casa. Ma quella spada, che molti secoli prima era stata la compagna di tante battaglie e che ora era appesa come una qualsiasi cianfrusaglia di latta, continuava a fissarlo severa, ricordandogli che i guerrieri non fuggono dalle proprie responsabilità. Isabel e la comunità vampira avevano bisogno di lui. Sookie aveva bisogno di lui. Era tempo di prendere le redini del gioco.

Però poteva fare in modo che Pam fosse al sicuro e con lei l’ultimo anello della sua discendenza.

La porta si spalancò interrompendo bruscamente il flusso dei pensieri di Eric, e Pam, come al solito senza bussare, avanzò impettita fino al centro della stanza e qui vi si piantò in attesa di ulteriori input, incrociando le braccia guantate.

“Congratulazioni”, le si rivolse Eric con un sorriso sornione, “hai appena vinto un viaggio in Olanda”.

Pam sollevò un sopracciglio, con aria interdetta e ben poco divertita. “In un hotel a cinque stelle, spero”, brontolò ben consapevole che il suo Maker le aveva appena giocato un brutto tiro, senza tuttavia riuscire a intuirne la natura.

“Raistan Van Hoeck “, si limitò a precisare Eric.

“Oh, per favore”, sbuffò lei. “Cosa dovrei farci con Raistan Van Hoeck?”

“Raistan ed io siamo nel programma di scambi interculturali. Lui si prenderà te e Tara per un po’. E’ ora che voi due vediate un po’ la vecchia Europa”.

“Ma cosa cazzo dici, Eric, io l’ho vista, l’Europa. E dov’è che dovremmo andare?”

Eric sorrise mentre fingeva di esaminare distrattamente alcuni documenti. La curiosità di Pam stava già prendendo il sopravvento, era palese.

“Amsterdam. The Cages. Indovina un po’, l’Olandese ha aperto un locale che è la copia carbone del Fangtasia, solo più volgare, com’è nel suo stile”.

“Tipico”, commentò Pam. “Del resto è una vita che cerca di imitarti senza riuscirci”.

A Eric sfuggì una breve risatina. “Però ci sono le gabbie. Le gabbie per combattimenti tra umani e tra vampiri. A Tara potrebbe interessare, non trovi? Se non sbaglio, l’anno scorso quando era ancora umana faceva qualcosa del genere, a New Orleans…”

“Sì, ma…”

Ma? Hai la possibilità di trascorrere qualche settimana in completa libertà, in una città europea, in compagnia della tua adorata progenie, a guardare in panciolle umani e vampiri che si maltrattano in una gabbia e gustare sangue umano senza preoccuparti di dibattiti televisivi, integralisti fanatici, immondizia politica e tu mi dici ma?”

Pam si sedette sul bordo della scrivania, con naturalezza.

 

“Stai cercando di liberarti di nuovo di me?”, chiese semplicemente, guardando Eric negli occhi.

“Non ho mai voluto liberarmi di te, Pamela”.

“E allora perché? Perché organizzi alle mie spalle una partenza improvvisa e me lo dici solo a fatto compiuto?”

“Credevo avessi sempre voluto tornare in Europa”, tentò debolmente Eric.

“Certo che volevo, ma non a queste condizioni. Non ora. Non con quello che sta accadendo, Eric. Volevo andarci con te”.

“Dovrò essere a Dallas dopodomani, Pam. La faccenda si complica minuto dopo minuto”.

“Billith?”, si accertò lei. Eric sogghignò, al suono di quella parola: ora anche Pam aveva iniziato a chiamarlo così. Di sicuro Tara aveva almeno una qualità, quella di inventare soprannomi calzanti.

“E’ riapparso?”

“Per una manciata di minuti appena, a Baton Rouge”, annuì Eric. “Cinque vittime umane e due vampiri uccisi”.

“Non ho certo paura di lui, o lei… o quello che cazzo è”, dichiarò Pam sollevando il mento con spavalderia. “Può anche aver bevuto il sangue di una vecchia puttana millenaria, ma è sempre quella patetica mezza cartuccia di Bill, per la miseria!”

“No. No, in effetti, credo che non lo sia più”, mormorò Eric.

“Non me ne frega un cazzo, Eric. Io verrò a Dallas con te. Non puoi spedirmi dall’altra parte dell’oceano come un pacco postale. Non sono una fottuta bambina di cinque anni. Io…”

“Pam, tu andrai ad Amsterdam da Raistan Van Hoeck insieme a Tara e ci rimarrai finché lo deciderò io”, ribatté aspro Eric, alzandosi in piedi e torreggiando su Pam dall’alto del suo metro e novantaquattro di statura. “Terrai un basso profilo e se possibile sonderai il terreno nella comunità vampira di Amsterdam, per capire quali sono i piani della divisione europea dell’Authority contro i Sanguinisti, ammesso che ne abbiano. Questo è tutto. Come tuo Maker, te lo ordino”.

“Quella merda ha smesso di funzionare quando hai deciso di liberarmi, te lo ricordi?” sghignazzò Pam, ma il suo tono era tutt’altro che derisorio.

Eric tacque, serrando la mascella. Maker e Child si scambiarono una lunga occhiata carica di gelo, tensione e inespressa sofferenza. Infine Eric si sedette, rompendo per primo il contatto visivo, cosa che raramente accadeva.

“Okay. Allora te lo chiedo come tuo compagno e tuo amico”, disse, a bassa voce.

 

 

Jessica Hamby parcheggiò il pick-up di Hoyt nell’ampio piazzale antistante l’ingresso del Fangtasia. Il pick-up era una di quelle cose che Hoyt aveva completamente rimosso, dopo che lei aveva esaudito la sua richiesta di cancellargli ogni ricordo che la riguardasse. Ora Hoyt era partito per l’Alaska, probabilmente per non tornare più, e Jessica era libera. Libera da legami. Libera da Jason, che a quanto pare aveva iniziato a trovarla ripugnante. Libera anche da Bill, che era… beh… era morto.

Quella gelida sensazione di solitudine continuava ad assalirla ogni volta che il sole tramontava e che lei si svegliava dal sonno diurno, facendola singhiozzare di angoscia. L’idea di dormire in una dimora regale ma ormai completamente vuota la terrorizzava, soprattutto considerando l’inferno che era diventato là fuori. Per fortuna Sookie l’aveva ospitata per un po’, permettendole di rifugiarsi nella cabina segreta che aveva costruito Eric prima dell’amnesia. Negli ultimi giorni, però, Jess sentiva il bisogno sempre più pressante di riavvicinarsi ai suoi simili: gli umani le sembravano sempre più alieni e distanti, le loro facce tutte uguali e indistinte in un vortice di odio e paura. Persino la prospettiva di cibarsi di loro, pur attraente, la metteva in ansia. Sapeva che questo stato era una diretta conseguenza della scomparsa del suo Creatore: Eric glielo aveva detto, che il dolore sarebbe stato soffocante. Passava ormai la maggior parte delle sue serate al Fangtasia, ad aiutare al bancone e ai tavoli. Non che ce ne fosse molto bisogno: dopo gli avvenimenti degli ultimi mesi, il locale tendeva a rimanere pressoché deserto.

Scese dal pick-up, tirandosi dietro il pesante zaino in cui aveva stipato un pigiama, un beauty case, una manciata di vestiti e l’immancabile piastra per capelli. Sperava che, messa di fronte al fatto compiuto, Pam non avrebbe protestato troppo e alla fine avrebbe acconsentito ad ospitarla per la notte. Del resto da quando aveva iniziato a frequentare Tara – proprio frequentare, eh, e non nel senso di Creatrice-Progenie – si era un pochino addolcita. Forse sarebbe riuscita a convincerla prima dell’alba.

Spinta la porta d’ingresso del Fangtasia, non si trovò però di fronte allo scenario che aveva previsto. Il giovedì sera, di solito, qualche sparuto cliente c’era sempre; invece, l’ampia sala del locale era deserta, insolitamente silenziosa, le sedie rovesciate sui tavoli come dopo l’orario di chiusura. L’unica anima viva era Ginger, impegnata a spazzare energicamente per terra.

“Non capisco. Dove sono tutti?” esclamò Jessica rivolta alla cameriera, mentre le si avvicinata. Ginger scrollò le spalle e riprese a spazzare con foga, tirando su col naso.

“Nel seminterrato” piagnucolò. “Stanno facendo le valigie. Il signor Northman ha deciso di chiudere il Fangtasia!”

“Cosaaaa?!” sbraitò Jessica.

L’unica reazione di Ginger fu una seconda alzata di spalle, accompagnata da un singhiozzo convulso. “Il signor Northman deve partire per Dallas, e Pam e Tara andranno in Europa, o almeno così ho capito… e io dovrò venire qui solo un’ora al giorno per tenere in ordine… è una catastrofe!”

Jessica dovette resistere con tutte le sue forze alla tentazione di afferrare Ginger per le spalle e scrollarla come un tappeto. Prese invece lo zaino e si precipitò nel corridoio e poi lungo le scale di servizio che conducevano nel seminterrato, da dove provenivano rumori e voci, le voci di Pam e Tara.

Arrivata a circa metà della scarna scalinata di cemento, si fermò. Al centro dello spoglio stanzone spiccavano, tra una quantità indescrivibile di valigie, due scintillanti bare da viaggio.

“E così è vero”, disse.

Tara fu la prima a voltarsi verso di lei. Pam neppure alzò la testa, troppo impegnata a suddividere i pullover per gradazioni di colore.

Fuck. Cosa ci fai qui?” - esclamò Tara, mettendo giù una valigia.

“Quello che faccio tutte le sere, vengo a servire i tavoli. Strano perché nessuno mi aveva detto che il Fangtasia era sul punto di chiudere baracca!” sbottò Jessica, sull’orlo di una crisi di pianto.

“Gesù”. Tara guardò la sua creatrice, che appariva ancor meno interessata del solito a quello che la circondava. “Pam. Ehi, tu, dico a te. Cosa abbiamo intenzione di fare con Jessica?”

Noi non abbiamo intenzione di fare niente. Noi abbiamo ricevuto l’ordine di passare le vacanze ad Amsterdam. Punto” – decretò Pam, e tornò a infilare il naso in uno dei suoi bauli.

“Cazzo, stai scherzando, vero? Pam… non la lasceremo qui da sola. Io, beh.. io non la lascio, che si fotta Eric e le sue manie di controllo”.

“Attenta a come parli, tigre. Non vorresti che Eric ti sentisse usare questo tono, dammi retta”.

“ ‘Fanculo! Pam, ma hai notato la situazione, o no? Questa ragazzina” - indicò Jessica, che nel frattempo si era abbandonata su uno dei gradini, accanto allo zaino, e già una lacrima rossa le rigava la guancia – “questa ragazzina non ha più nessuno a proteggerla, il suo Maker si è trasformato in una montagna di merda insanguinata, i raid anti vampiri sono all’ordine del giorno e noi che dovremmo essere i suoi tutori ce ne laviamo le mani? Geniale, cazzo!”

Pam richiuse il coperchio del baule lasciandolo sbattere giù con un tonfo.

“E cosa proponi?”

“La portiamo con noi… Ovviamente! Jessica, ti andrebbe di accompagnarci? Sarà per qualche settimana, non di più…”

“Sì!” – Jess balzò in piedi, la sua crisi depressiva apparentemente dissipata. “Sì, per favore, Pam! Ho sempre sognato di vedere l’Europa… Parigi, Londra, Roma, Praga…”

“Veramente la nostra destinazione è soltanto Amsterdam, per ora” – precisò Tara.

“Volete smetterla di pigolare e squittire?! Questa non è una fottuta gita scolastica! Ho l’aria di essere una fottuta insegnante delle scuole medie, per caso?”

Tara e Jessica si zittirono all’istante. L’eco della voce, furiosa, della vampira più anziana rimbombò ancora per qualche secondo tra le pareti del lugubre scantinato.

“Porca troia” - sbottò ancora Pam, esasperata, mentre sfilava dalla tasca il cellulare. “Questa faccenda del fare la Creatrice è una rottura ancora più grande di quanto avessi immaginato. Eric? Senti, ci sarebbe una cosa. Sarebbe un grosso problema per l’Olandese aggiungere un terzo posto, secondo te?”

 

 

Scrivi commento

Commenti: 0